lunedì 11 ottobre 2010

Rose is a rose is a rose is a rose

Carola Carulli mi mancava. Avevo già sentito Grazia Graziadei e Guido Guidi.
Lavorano tutti in Rai. Io sono una di quelle persone che ascoltano i nomi dei giornalisti, leggono le targhette sulle scrivanie e i titoli di coda dei film.

Così spesso mi trovo a ragionare sui meccanismi che hanno portato all'esistenza di un cognome, ma soprattutto sul perchè si abbinino certi nomi a certi cognomi.

Cosa passerà per la testa di alcuni genitori? Probabilmente così si illudono che il loro magnifico erede resti più impresso nella mente di chi lo incontrerà, ma a cosa serve ricordare un nome se magari dietro non c'è altro? Diventa solo un aneddoto da raccontare, come sto facendo io.

Un mio vicino di casa si chiamava Antonello Antonucci, una mia istruttrice di aerobica Franca Franchi. Cos'altro mi ricordo di loro? Nulla.

Le parole, i comportamenti, i fatti restano impressi, quanto al nome come diceva Shakespeare:
"che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo".

Quindi è sul "profumo" che potranno emanare i nostri figli che dobbiamo impegnarci come genitori e non sul semplice nome.  Magari bastasse quello per garantirgli un luminoso futuro...
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