sabato 25 giugno 2011

Maledetta nouvelle cuisine

"Quando la roba l'è poca, l'è anca trista".
Ieri sera al ristorante mi è venuto in mente questo, che è uno dei tanti proverbi veronesi che mia madre cita spesso.

Io, pur non essendo una che mangia come Obelix, amo ricevere porzioni umane e non lillipuziane.
Invece sempre più spesso di proporzioni abbondanti ci sono solo i sottopiatti e, purtroppo, il conto.

Se vado in un ristorante che mi propone di antipasto un'impepata di cozze e poi di piatto forte una grigliata di pesce con contorno di verdura, io mi aspetto le seguenti cose:

  • una bella ciotola di cozze con il loro bravo brodino e delle fette di pane abbrustolito
  • un piatto ovale centrale con un assortimento di pesci e crostacei interi, spicchi di limone e prezzemolo
  • delle fette di peperone, zucchine e melanzana grigliate, magari con qualche cipollotto e qualche fungo.
Quello che ho ricevuto è stato:
  • un piattino quadrato con dieci cozze asciutte e due bocconcini di pane zuppo
  • un piattone quadrato con al centro una falda di peperone e mezza fetta di melanzana, ai lati della polpa di pesce spezzettata, tiepida, forse 80 grammi in tutto
  • moltissimo prezzemolo tritato tutto intorno, a ghirigori
  • tre spicchi di limone al centro del tavolo, da giocarsi a pari e dispari (eravamo in 18)
Qualcuno deve aver intuito il malcontento generale e ha fatto arrivare, come omaggio dello chef, due gamberi a testa, tenaci come il caucciù.
Capito che avevano fatto "peso tacòn del buso" (altro proverbio veronese), hanno pensato bene di portare al posto del caffè, ma dopo il dolce, una terrina di spaghetti aglio, olio e peperoncino.

Ormai era passata mezzanotte e non avevamo più la forza di lamentarci. Ci aspettava anche un'ora di autostrada. Ci siamo bevuti pure il limoncello per esorcizzare l'aglio che voleva risalire prepotentemente.
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