martedì 30 agosto 2011

Storie di animali

Questa mattina mentre ero nella sala d’aspetto del nostro veterinario, chiamato amichevolmente “lo zio”, ho atteso per una buona mezz'ora il mio turno per fare la vaccinazione annuale a Tabù e così mi sono letta tutti gli annunci affissi in bacheca.  

Cucciolate di cani e gatti in regalo o a prezzi stracciati.
Ritrovamenti di bestiole abbandonate.
Animali in cerca di adozione per improvvisi problemi allergici dei padroni.
La vita e la morte di queste creature è come, e anche più della nostra, legata al caso, alla fortuna e in definitiva al destino.

Come noi non chiedono di nascere, ma, al contrario di noi, raramente possono cambiare la loro situazione.
Dipendono da noi, ci amano a prescindere.
Sono inconsapevoli, fiduciosi, ottimisti.

Voglio raccontare la storia di due cani che io e mio marito abbiamo avuto la fortuna di incontrare.

Vivevamo in un bel podere sui Colli Euganei, tentando di fare i viticoltori, quando abbiamo deciso che ci mancava un cane “da fattoria”.
Siamo andati al canile di Lozzo Atestino e lì ci si è presentata la scena straziante: decine di cani chiusi in piccoli recinti, tutti in piedi che scodinzolavano abbaiando per attirare la nostra attenzione.

Sceglierne uno e lasciare gli altri è stata dura veramente.  Che pena!

Abbiamo adottato quello che descrivevamo sempre come un finto segugio.
Nero focato con le orecchie a scaloppina. Lo abbiamo chiamato Tabù.
   
Sì, anche lui si chiamava come il cocker che abbiamo ora. (Nella famiglia di mio marito tutti i cani maschi si sono chiamati così. Siamo arrivati al sesto.)

In poco tempo aveva segnato i confini del podere e preso possesso del suo territorio.  
Correva felice tra i filari di uva, attraverso il bosco di castagni e tra i ciliegi. 
Dormiva sullo zerbino, estate e inverno. 
Era refrattario ad ogni guinzaglio e catena. Lo chiamavamo Houdini.

Cacciava lepri e upupe per istinto. 
Sentiva il rumore del nostro fuoristrada da lontanissimo e arrivava tutto trafelato scendendo dalla collina per farci le feste. 
Ci seguiva mentre potavamo le vigne, giocando con i tralci come si fa con il tiro alla fune.
Rubava i chicchi di uva da tavola e metteva sempre la sua testa sotto la nostra mano per sollecitare una carezza.

Un giorno ci ha fatto capire di seguirlo nella rimessa del trattore, dove abbiamo trovato quello che sembrava un cadavere di pastore belga.
Era una cagna magrissima, buttata su un fianco, piena di ferite sul corpo e sul muso, che però muoveva debolmente la coda. L'abbiamo chiamata Nerona.
I primi giorni le portavo un pastone di carne, pane vecchio e brodo, che mangiava avidamente sollevando appena la testa.   
Poi, appena è riuscita a camminare, Tabù l’ha accompagnata sotto il portico di casa e le ha ceduto il suo cesto di vimini.
Un po’ alla volta si è ripresa ed è diventata una bellissima cagna. Sempre un po’ zoppicante, ma sana.
Tanto da fare ben 11 cuccioli, metà pastori belga e metà finti segugi.

Quattro sono morti subito, ma gli altri abbiamo dovuto piazzarli girando come commessi viaggiatori, tra amici e conoscenti, associazioni animaliste e volontari di buon cuore.

Eravamo felici, noi e loro. 
Quando è nata nostra figlia l’hanno subito adottata.
Affiancavano prima la carrozzina, poi il passeggino e poi direttamente lei, che muoveva i primi passi. Sempre scortata e protetta da eventuali cadute dai bordi dei terrazzamenti.

Non erano cani da salotto. 

Il podere non aveva recinti (l’Ente Parco dei colli lo proibiva) e scorrazzavano per chilometri. 

Hanno iniziato a rubare qualche gallina in giro. Noi abbiamo sparso la voce che avremmo rifuso qualsiasi danno, bastava venire a chiedere. 

Non stavano legati. Si liberavano sempre.

Gli hanno uccisi a fucilate.
Questo ci è stato detto da qualcuno che sapeva.  Ma prove non ce n’erano.
Un giorno sono spariti e non abbiamo nemmeno potuto seppellirli.

Abbiamo le loro foto, in cornici d’argento, in mezzo a quelle di tutta la famiglia. 
La nostra unica consolazione è che grazie a noi hanno vissuto qualche anno liberi e felici.

Sono sicuramente nel paradiso dei cani.
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1 commento:

  1. Povere anime... Non commento su chi li ha fatti sparire perché avrei troppo da dire e troppe parole da censurare. Dico solo che gli animali sono amici e compagni di vita, delicati e sensibili. Ognuno col suo carattere e la sua personalità esattamente come noi. Si, gli avete restituito qualche anno di vita felice...

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