martedì 29 novembre 2011

Moves like Jagger


Questa mattina mi è capitato di vedere un recente video dei Rolling Stones. 
Li guardavo suonare, cantare e agitarsi, uguali a loro stessi da sempre. 
Da quando mi ricordo.
Voglio dire: questa gente si esibisce da prima che io nascessi.  

Se da una parte la cosa mi rassicura, banalmente perché sono più vecchi di me e stanno ancora bene; dall’altra mi provoca una serie di ragionamenti leggermente destabilizzanti.

Sono vivi nonostante tutto.  Belli magri, lucidi e scattanti. Non hanno nemmeno perso i capelli.
Hanno mogli, figli, nipoti.  Ok, sono pieni di rughe, ma a 70 anni chi non le ha?

Questi vecchi ragazzi ne hanno fatte di tutti i colori: vita sregolata, sesso promiscuo, droghe pesanti, alcol e quant’altro.

Allora, dico io, casca tutto il castello di carte fatto dalle raccomandazioni dei genitori, del medico e del prete, che io ho seguito e che cerco di far seguire a mia figlia.

Mi ritrovo, donna di mezza età, a non essermi mai ubriacata, a non aver neppure mai fumato uno spinello, se non come fumo passivo, ad aver sempre frequentato un uomo per volta e con metodologie molto tradizionali, ad aver cercato sempre di mangiare bene e dormire il giusto.

Ma che tristezza! Ma ne è valsa la pena? Ok, sono magra e sana, ma anche loro, sembra…

Mi domando se non ho sbagliato tutto. 
Adesso ormai è tardi e non c’è niente di più patetico di chi si lascia andare a 50 anni.  

Chissà com’è avere un trip con l’LSD, bere whisky e vodka fino a stramazzare, partecipare a un’orgia…temo che non lo saprò mai.

Oltretutto non sono nemmeno capace di suonare. 

Sento che sto iniziando a deprimermi…forse ci vorrebbe un goccetto… che il marsala per le scaloppine possa andar bene?
.
.

sabato 26 novembre 2011

Chi beneficia della beneficenza?


Da qualche settimana è in corso una rivoluzione in camera di mia figlia.  

Come avevo già raccontato lei desidera una stanza da adolescente filo giapponese dark e non più la cameretta stile English country con tessuti a rose e bordi di tappezzeria fioriti che le avevo allestito con tanto amore 10 anni fa.

Questo ha provocato un discreto repulisti di peluches, giochi, quadretti e poster.   

Via i fiori e avanti con la tinteggiatura dei muri total white e la ricopertura in grigio di poltrona e cuscini. 
Via tutti i particolari di ottone di plafoniera e applique che sono stati riverniciati di grigio satinato. 
Via il mitico tappeto Ikea con il disegno dei numeri per giocare a campana. 

Cambio totale dei copri piumini (non più colori pastello, ma solo grigio e nero), via i disegni a pennarello fatti alle elementari e le foto degli animali di Focus Junior e avanti con i poster dei Nightmare e dei Linkin Park.

Avevo il bagagliaio pieno di cose da regalare a qualche bambina bisognosa.   
Cose che avevo radunato con un misto di nostalgia e rassegnazione. 
Tutta la collezione dei dinosauri, gli zainetti dell’asilo con dentro le Bratz e le Barbie, piccoli peluches che mi ricordavo come compagni inseparabili durante gite e ferie estive. 
E il tappeto dell’Ikea.

Sono entrata con la macchina nel cortile della San Vincenzo e stavo ancora descrivendo a un incaricato il contenuto degli zainetti, quando da un Suv targato Romania è sceso un tipo in giubbotto di pelle nera che ha agguantato il tappeto Ikea e se l’è portato via.

Ho chiesto spiegazioni e mi è stato detto che molti vanno lì a recuperare cose da vendere nei mercatini, che è normale…

Se ci penso mi viene ancora il nervoso: la prossima volta piuttosto butto tutto giù da una scarpata!
.
.

venerdì 25 novembre 2011

Il salone del lusso


Tanto per fare da contraltare al post sul “downshifting” ecco che vi segnalo una manifestazione degna dei più acuti travasi di bile:
Luxury & Yachts, da ieri in Fiera a Verona fino a domenica.

Premetto che non andrò a visitarla, visto che l’ingresso costa 30 euro e preferisco spenderli per qualcosa di più utile, però ci sono stata qualche anno fa e ho “toccato con mano” il genere di mercanzia esposto. 

Oggi “L’Arena” in un suo articolo descrive i pezzi forti dell’esposizione e più o meno coincidono con quanto avevo potuto ammirare anni fa.

Innanzitutto gli Yachts: bestioni lucidissimi, pieni di legni pregiati, cromature, moquette e marmi.
Barche che al loro interno sembrano suite di hotel a 5 stelle, con tutta una serie di giocattoli elettronici che permettono di navigare anche al più idiota dei miliardari, che comunque delega sicuramente ai marinai ogni operazione. 
Bellissimi, però per me una barca deve sembrare una barca, con le sue brave doghe, i suoi oblò, le cuccette, il tavolo con i bordi per non far cadere le cose….

Poi ci sono auto, moto, elicotteri, mobili e accessori per la casa.
Cucce per cani con pannello fotovoltaico per scaldare il cucciolo, materassi con pistoncini d’acciaio e testa in bachelite per seguire i movimenti del corpo e, udite udite, bare con sistema d’allarme per segnalare risvegli inaspettati o anche il furto del cadavere….
Ci sono un paio di sandali tempestati di brillanti che costano solo 36.000 euro.

La cosa che colpisce in tutto questo è che il settore lusso non conosce crisi. Anzi. 

Sappiamo benissimo che la Ferrari non riesce a star dietro agli ordini e così è anche per tutti questi artigiani (perché di artigiani si tratta) che producono oggetti carissimi.  

E allora fanno bene.  

Come ha detto il presidente di Verona Fiere, «è una parte sostanziosa del Pil nazionale e una parte rilevante del made in Italy, con aziende che danno lavoro a migliaia di persone».

A noi comuni mortali non resta che rosicare…
.
.

mercoledì 23 novembre 2011

Avvento = dieta impossibile


Stanno cominciando ad arrivare. 
A voce, via mail, per telefono.

Sono loro: gli inviti a trovarsi per "farsi gli auguri".

Non c'è fine settimana di dicembre che non sia già occupato da cene, pranzi, bicchierate e tagli di Pandoro con la cioccolata calda.

Ci sono le cene aziendali alle quali mio marito non può mancare per ovvi motivi.
C'è quella per tutti i famigliari con distribuzione di regali e borse di studio. Come evitarla?

Ci sono le cene di clienti e fornitori. Si va, altrimenti si offendono.
C'è il pranzo dell'associazione di appartenenza. Qui magari troviamo una scusa...

Ci sono i vecchi amici di Padova, ci sono quelli di Verona.
Tra capo e collo potrebbe pure entrarci una reunion di parenti.

La cena con alcuni vecchi compagni delle elementari di mia figlia, dato che è da quest'estate che rimandiamo, bisognerà andare.

Mettici dentro l'arrivo di Santa Lucia con il suo piatto di dolci e anche l'anniversario di matrimonio e arriviamo a Natale con almento 3 chili di troppo e il colesterolo impazzito.

Il giorno di Natale ovviamente non si parla di dieta e quindi tutto è rimandato al nuovo anno.

Sì, perchè il 28 partiamo per la Val di Non e lì ci sono i canederli che ci aspettano intrisi di burro fuso e grana.
Come rinunciare? 
Cercheremo di smaltire qualcosa sciando, ma si sa che al ritorno dalle piste lo strudel è in agguato...
.
.

.

lunedì 21 novembre 2011

Chiamiamolo "downshifting"


Senti come ti riempie la bocca questa bella parola! 
E’ sorella di “understatement” e cugina di “gap year”. 

Letteralmente “scalare le marce”, in pratica significa recuperare un modo di vivere meno consumistico, stressante e competitivo.

Se per qualche manager rampante questa è l’ennesima moda da seguire, basta guardarsi intorno per vedere che per molti di noi è una scelta obbligata.

Una volta si chiamava “tirare la cinghia” e anche “darsi una calmata” prima di sclerare. Oggi invece ci sono dei guru che ci spiegano come diventare il perfetto downshifter.

Basta sprechi, occhio alla spesa, ridurre la carne a favore di buone zuppe contadine, trovare un lavoro che piaccia anche se fa guadagnare di meno, anzi, meglio ancora, prendersi il famoso “anno sabbatico” e sperimentare attività artigianali e fare viaggi istruttivi facendo lavoretti manuali per mantenersi.

Cercare di sconnettersi, di non rincorrere l’ultimo modello tecnologico, limitare la televisione a favore della radio, avere tempo anziché denaro, noia anziché sovraccarico di impegni.

Bello.  Finché è una scelta. 
Quelle scelte che ti fanno sempre pensare che dietro c’è un bel gruzzolo che permette di farle. 

Questi finti contadini con i pantaloni di velluto e la giacca di tweed con le toppe scamosciate, che raccontano di come hanno recuperato le capre del Kashmir per fare sciarpe artigianali, o questi skipper che solcano i mari sulla loro barca a vela o catamarano di 18 metri minimo che hanno vinto finalmente tutte le loro fastidiose allergie provocate dalla vita in città.

Oppure quelli che si sono ritirati a Pantelleria, nel loro dammuso da rivista di arredamento, e dicono di produrre biologicamente un po’ di passito e qualche cappero sotto sale, ché tanto gli basta. 
Poi gli abitanti di baite foderate di cirmolo che offrono gite in slitta tirata da rari cavalli bramantini o frisoni.

Infine ci sono gli altri: i veri downshifter.  
Quelli che da un bel pezzo hanno rinunciato all’ultimo modello di qualsiasi cosa, alle ferie e anche ai ristoranti.  
Quelli che invece dell’anno di aspettativa, hanno una remota aspettativa per un lavoro.   
Quelli che forse vorrebbero lavorare anche di meno, ma il mutuo, le rate e le bollette non chiedono il “gap year”, anzi.  

Come la mettiamo? 
Il caro vecchio buon senso potrebbe darci una mano. 
Cerchiamo almeno di non vivere al di sopra dei nostri mezzi, sia economici che fisici. 
Per il resto ognuno farà come riesce e come gli pare.
.
.

sabato 19 novembre 2011

Voglia di magia


Riflettevo in questi giorni su questa mia insana euforia per l’uscita del nuovo film della saga di Twilight. 

Come ho già confessato l’anno scorso io sono una grande fan sia dei libri che delle trasposizioni cinematografiche.   
Non mi importa di essere fuori quota, non mi curo della razionalità e non mi interessa la qualità letteraria o la appena decorosa recitazione degli attori.

Mi assolvo perché sono in buona compagnia. La voglia di magia è ovunque e presente da sempre. 

Non si spiegherebbe altrimenti il successo di Harry Potter o  del Signore degli Anelli, ma anche dei santoni indiani e delle fattucchiere.  

Gli umani sono sempre stati affascinati dalla possibilità che il loro destino non sia solo il frutto di una serie di azioni e di avvenimenti controllabili o almeno giustificabili razionalmente. 
 
Deve esserci qualcosa di più, che sia la risposta a una preghiera o la pozione di una maga, che sia un quadrifoglio o un gatto nero che ci attraversa la strada, noi crediamo di vivere circondati anche da altre presenze, spesso invisibili ma alle quali pensiamo come reali e alle quali spesso ci rivolgiamo, solo per semplice fede.

Ci sono segnali ovunque: inseriamo simpatici nanetti nel nostro giardino e a Natale decoriamo la casa con piccoli elfi, angioletti e slitte trainate da renne volanti. 

Se capita di imbatterci in un oroscopo alla tv o alla radio, lo ascoltiamo attentamente.  Odiamo rompere gli specchi e passare sotto le scale.  Chiamiamola superstizione o creduloneria, ma è veramente difficile ignorare queste cose.

Hanno successo molti  programmi pseudo scientifici che ci parlano di templari millenari e di Santo Graal o della maledizione di Tutankamen, ci piace pensare che i dervisci levitino e che si possa camminare indenni sui carboni ardenti.

Quasi nessuno sfugge. Mio marito, che è una delle persone più razionali che conosca, mi ha confessato che quando ha letto It di Stephen King, per un po’ ha controllato sotto il letto prima di andare a dormire…

Ci facciamo suggestionare. Ognuno dalle cose più vicine alla propria natura, ma comunque diamo in qualche modo credito ad un universo parallelo fantastico che ogni tanto possa sconfinare nella nostra vita di tutti i giorni.

Ecco io, in questo novembre un po’ deprimente e nebbioso, vorrei incontrare magari il dottor Carlisle Cullen  o almeno un piccolo gnomo del bosco, così tanto per movimentare la giornata e non dover pensare solo alla prossima stangata fiscale …
.

.

mercoledì 16 novembre 2011

Come ti esorcizzo l'andropausa

Prendo spunto come spesso accade da un recente post della 27esima ora, questa volta scritto da un giornalista uomo.

Il poveretto, dopo capirete il perché, raccontava in tono ironico la mania che prende molti maschi 40/50enni di partecipare alle maratone. Su tutte a quella di New York.

Elencava i repentini cambi di abitudini di certuni che sono stati fino a poco prima pigroni, fumatori, mangiatori esagerati e che di punto in bianco non fanno altro che parlare di tempi, di percorsi, di abbigliamento tecnico, di integratori e quant’altro.
Basta pensare a Gianni Morandi o al DJ Linus per aver ben presente di cosa stiamo parlando.  

Era un post divertente.

Ma solo per chi non ha la fissa del podismo evidentemente. 
Sono arrivati circa 300 commenti velenosi e anche minacciosi. 
Offese, risentimenti, inviti a cambiare mestiere e accuse di rubare il proprio stipendio scrivendo fregnacce.
Deduco che la corsa faccia bene al corpo, ma meno al senso dell’umorismo.

Comunque il podismo non è la sola mania che colpisce i nostri compagni di mezza età. 
Vogliamo fare un simpatico elenco?

Il ciclismo e il calcetto.  

Il primo, di cui ho già scritto in primavera, è una maledizione che colpisce ogni povero automobilista che preferisca fare la strada normale anziché l’autostrada. 
 
Il secondo almeno non intasa le strade, ma provoca il più alto numero di menischi e legamenti rotti tra i colleghi d’ufficio, che si mettono in malattia alla faccia di quelli che restano a fare anche il loro lavoro.

La moto di grossa cilindrata. 

Eccoli lì i vecchi bikers, con le loro tute di pelle ben tirate sulla pancetta e il casco integrale che scombina il riporto.
Sono fastidiosi quasi quanto i ciclisti, quando girano in gruppi compatti stando in mezzo alla strada. In più sono molto rumorosi e mi rovinano la quiete dei paesaggi montani. 

L’abbonamento in palestra come scusa per guardare le donne in body.

Che dire? Sono lì che fanno un po’ di cyclette, un po’ di tapis roulant, qualche peso tanto per far vedere che ce la fanno, ma intanto sbirciano e cercano di attaccar bottone al distributore del Gatorade.

Il golf

Ormai ci sono più campi da golf che da calcio e forse il prezzo si è un po’ abbassato. Fatto sta che la cosa ha preso piede anche tra i “normalmente” benestanti. Ti parlano di legni e di ferri. Di handicap, di par e di campi prova “carinissimi”. Devi provare, devi venire. Ti compri le mazze d'occasione. E alla club house si mangia benissimo!

Cucinare e degustare

Frequentano corsi per gourmet o per somellier. Diventano maniaci del prodotto tipico, dal lardo di Colonnata al formaggio di fossa. L’aceto è solo balsamico,il pepe è macinato al momento, il vino è barricato. Sfumano il riso con lo champagne e qualsiasi cosa la cucinano in crosta o di pane o di sale. Perché fa figo.

Collezionismo

Qui gioco in casa. Diventano esperti maniaci di arte, di fotografia, di sorprese Kinder, di modernariato.
Ebay è il loro campo giochi preferito e tediare parenti, amici e conoscenti con l’elenco dettagliato di quanto hanno accaparrato facendo l’affare della vita è la loro soddisfazione più grande.

Tutto quanto esposto è di gran lunga preferibile alla più pericolosa delle ossessioni presenili: perdere la testa per una venticinquenne che lo fa sentire di nuovo vivo.
Salvo poi lasciarlo tramortito appena passata la novità e scoperte le immancabili magagne…
.
.
.

martedì 15 novembre 2011

Il più grande spettacolo dopo... molto tempo


Riuscire a guardare la televisione fino a mezzanotte senza avere nemmeno l’accenno di un abbiocco.

Che bello e che bella sensazione sentire il sorriso salire spontaneo e dietro nemmeno un po’ di amarezza. 

Sì, perché capita di ridere, e anche molto, ascoltando la Litizzetto o Crozza, ma sotto sotto c’è sempre  un filo di nervosismo e di amara consapevolezza del perché si sta ridendo.
In quei casi si ride per non piangere, per non arrabbiarsi di fronte alla loro satira che evidenzia tutte le magagne italiane che bisogna esorcizzare con un po’ di umorismo.

Fiorello invece è il varietà fatto persona.   
Ci fa sentire tutti lì, come nel villaggio Valtur dove faceva l’animatore, seduti in piazzetta a guardarlo fare il One man show, senza un pensiero al mondo e con la voglia di passare un’allegra serata disimpegnata.

Ha il dono di sembrare spontaneo e anche improvvisato, quando dietro ci sono sicuramente ore e ore di prove.  
Coinvolge gli ospiti in performance fuori dagli schemi, unisce il sacro col profano senza offendere nessuno, è nostalgico e all’avanguardia nello stesso tempo.

Usa Twitter e balla la Febbre del sabato sera, fa il padre apprensivo e l’adolescente insofferente.  
Le sue imitazioni non sono mai cattive, le sue prese in giro sempre garbate. 
Coinvolge anche i più grigi dirigenti Rai e gli sportivi più ingessati.

Canta così bene. E’ un piacere ascoltarlo.  
I suoi duetti sono nella mia memoria come una delle cose più piacevoli che ho sentito.  Sempre inconsueti, sempre imprevedibili.

Immagino comunque che non mancheranno le critiche e le accuse, dagli sprechi alle pubblicità occulte.

Ci ha già pensato Codacons, con grande solerzia, a denunciare all’antitrust l’apparizione di alcune vecchie 500 all’interno del programma.  Un’automobile fuori produzione dal ’75…
Qualcosa di meglio da fare, no?!?
.
.

lunedì 14 novembre 2011

Worl Wide Web

Sono 20 anni che Tim Berners-Lee ha inventato questo prodigio, prima utilizzabile solo dalla comunità scientifica e dal ’93 disponibile a tutti.

Se prima Arpanet si era evoluto in Internet è stato certo grazie al www che è diventato accessibile a tutti "navigare" e "condividere". 

Due verbi che avevano altri significati ma che ormai in prima battuta vengono usati per descrivere le varie peregrinazioni tra i siti e l’interscambio di news, foto e filmati digitali.

La nostra vita è cambiata in modo epocale. Credo che non ci sia paragone con nessun’altra invenzione precedente.
Certo oggi non si riesce a immaginare la vita quotidiana senza la rete. 

Anche cercando di evitarla nel nostro privato (volendo fare gli eremiti anti-tecnologia), comunque tutto il resto è condizionato dal web e funziona solo attraverso di esso. 

E’ un’onda che bisogna cavalcare.  E’ una specie di miracolo che unisce tutta l’umanità. 

Io sono ottimista, al di là della questione privacy e controllo tipo “Grande Fratello”, penso che siano più i lati positivi che quelli negativi. 

Le informazioni possono raggiungere chiunque in tempo reale, si può studiare, partecipare a qualche evento anche essendo isolati e a chilometri di distanza.  

Perché il miracolo sia completo bisogna che la rete sia accessibile a tutti, gratuita e libera da censure. 

Prossimo miracolo: inventare un traduttore immediato e perfetto che annulli tutte le barriere linguistiche e i conseguenti malintesi. 

Se non arriva un black out energetico a rovinarci la festa…
.
.
.


sabato 12 novembre 2011

Poveri troll


Ieri su la 27esimaora si parlava di Troll. 
Non di quelli “veri”, cioè figure mostruose delle saghe nordiche o dei libri di Tolkien, ma di quelli virtuali.

Personaggi che frequentano i blog solo per postare commenti negativi, acidi e spesso maleducati.

Il dibattito è stato acceso e ovviamente vi hanno partecipato molti troll punti sul vivo, che rivendicavano il loro diritto a commentare come meglio gli pareva ogni post giustificandosi con la libertà di espressione che è sacrosanta.

In effetti sono “quasi” d’accordo. Ognuno ha diritto alle proprie opinioni ma c’è un “ma”.

Intanto il modo in cui ci si esprime. Si può dissentire spiegando le proprie ragioni senza offendere chi non la pensa come noi.
La pertinenza del commento rispetto all’argomento trattato. Spesso i troll sparano a zero per il gusto di creare scompiglio. Se la prendono a prescindere. Godono nel disturbare.

Mi sono chiesta chi c’è dietro a questi pseudonimi, a questi “anonimi” che vomitano veleno ad ogni post, indipendentemente dal tema proposto.
Perché frequentano un blog prettamente femminile e, direi, quasi femminista, se disprezzano ogni pensiero espresso dalle donne e in definitiva, mi pare, tutto il mondo femminile?

Ho una teoria. 
Che vale per tutti i rancorosi, non solo per gli uomini che infestano la 27esima ora. 
Sono delle persone arrabbiate con la vita. Piene di astio e di desideri non esauditi. Di sogni non avverati. Di aspettative deluse e di invidia strisciante.

Sono le persone che “smontano” gli entusiasmi elencando sempre i lati negativi. 
Sono quelle che ti mostrano sempre il bicchiere mezzo vuoto. 
Quelle che siccome a loro è andata male, nel lavoro, nell’amore, nell’aspetto fisico, in qualsiasi cosa in cui speravano, ecco che non concepiscono che ad altri semplicemente non sia accaduto lo stesso.

Devono trovare la magagna. Per sopravvivere. Per tirare avanti in un mondo che reputano ostile.
Quanta energia sprecata. 

Il confine tra l’essere comunque negativi ed essere almeno “possibilisti” è così facile da attraversare.
La soddisfazione di essere sempre un guastafeste non è niente in confronto alla speranza che la ruota giri.

Quasi nessuno è quello che è oppure ha quello che ha per sola fortuna, ma sicuramente ha lavorato per arrivarci, ha fatto delle scelte e delle rinunce: è quindi una strada percorribile per tutti.

Se canalizzassero tutto questo furore in qualcosa di più costruttivo anziché distruttivo forse ne trarrebbero grande giovamento e magicamente le cose inizierebbero a funzionare.

Ultimo consiglio: frequentare solo i blog che ci fanno stare bene e dove è più facile trovare il piacere di condividere i nostri pensieri.

Per gli inevitabili scontri c’è sempre il mondo reale.
.
.
.

venerdì 11 novembre 2011

11-11-11

Mi dicono che oggi è una data speciale. Questi numeri che si ripetono ossessivi dovrebbero significare qualcosa. 

Preferibilmente qualcosa di brutto, ma forse no, dato che pare che molti abbiano deciso di sposarsi proprio in questo venerdì di novembre.

Mah!  Io conosco una coppia che si è sposata il 9/9/99 e da allora ha avuto una serie di gravi problemi di tutti i tipi: salute, lavoro e non ultimo un periodo di separazione.   
Sicuramente a loro non ha portato bene.

Mi capita di pensare spesso alle date, soprattutto da quando ci arrivano notizie allarmanti sulla fine del mondo, che dovrebbe essere imminente secondo il calendario Maya.
Appunto il calendario. Maya.  Ma che senso ha? 
I calendari sono cose inventate dagli uomini. Sistemi per conteggiare il tempo in maniera pratica.   
Il nostro ha come punto cardine il giorno di nascita di Gesù, che di per sé è incerto e quindi oggi potrebbe essere tra una settimana o quindici giorni fa.

Trovo assurdo preoccuparsi delle date. 
Il venerdì 13 o 17, il ripetersi del 6 come numero del diavolo,  i palindromi, le sequenze. 

Sono solo un “divertissement” come direbbe Pascal, un modo per non pensare ai problemi reali.
.
.
.

mercoledì 9 novembre 2011

Era meglio prima?

Se anche J-Ax inizia a citare il passato con nostalgia, questo fenomeno è davvero trasversale.

Su Facebook imperversano link intitolati “Noi che” dove ci vengono proposte una serie di situazioni che vanno dagli anni ’60 agli 80’ con il preciso intento di provocare rimpianti e sorrisi amari.
Ci fanno vedere il Ciao, il mangiadischi, il Buondì Motta, noi che suonavamo i campanelli e scappavamo, noi che la maestra ci dava una sberla e la mamma due (?), noi che eravamo giovani.

Eccola lì la chiave di tutto.
Questo è un gioco facile. Prendi qualsiasi generazione quando è in età matura, piena di impegni, preoccupazioni e qualche acciacco e domandagli se non era “meglio prima”.

Perfino chi ha passato le guerre e la povertà del dopoguerra ti risponderà che quelli sì che erano bei tempi, che comunque c’erano cose ed eventi che rimpiangono.

Io sono la prima a cascarci. 
Descrivo a mia figlia come si partiva sul Ciao pedalando come forsennati e come si andava in due stando in bilico sul sellino, uno sulla punta e uno con il sedere completamente fuori. Le parlo dei 45 giri di Antoine e dei quadernini con la carta assorbente incorporata.
Di Happy Days e di Giochi senza Frontiere. 

Ma era davvero tutto così bello?   
Ho già scritto che molte volte ho rivisto film e telefilm che ricordavo fantastici e che mi hanno lasciata confusa a chiedermi cosa diavolo mi ricordavo.
Ma non è solo quello. 
Era davvero bello telefonare con la rotella o dover andare nelle cabine?  Andare in biblioteca, fare mille fotocopie, tagliare e incollare per fare una ricerca?
Alzarsi per cambiare i due o tre canali televisivi disponibili, aspettare giorni per vedere una foto, usare la macchina per scrivere con la carta a carbone?

L’unico vero rimpianto è la gioventù persa, quanto al resto ci sono lati positivi e negativi come da sempre nella storia dell’uomo.
Poi credo che quando si è giovani si sia molto concentrati su se stessi e sul proprio presente e quindi eventuali brutture che ci circondano scivolino addosso senza lasciare traccia o quasi. 

Viceversa, invecchiando si diventa più sensibili alle varie disgrazie, vicine e anche lontane, ci si preoccupa della politica, della sanità, del futuro, innescando tutta una situazione pesante che ovviamente porta a rimpiangere i tempi andati.

Quando eravamo giovani non ci preoccupavano i problemi di allora: il terrorismo, l'austerity, la guerra fredda.
Sì, ne parlavano al telegiornale, ma in fondo erano argomenti per i nostri genitori, mica per noi che dovevamo andare al Berfi’s sulla Golf Gti con le minigonne o alla sala giochi Florida a sparare agli ufo.

Di una sola cosa sono certa: era meglio avere al massimo 25 anni.
Quando, fa poca differenza.
.
.
.
.