sabato 30 giugno 2012

Passione ed abitudine


Ieri sera ho assistito ad una delle tre serate di Verona Jazz al Teatro Romano.

Il programma prevedeva due esibizioni distinte: la prima parte dello Shai Maestro Trio e la seconda di Gino Paoli  accompagnato da un pianista, un bassista, un trombettista e un batterista.

Sulla carta l’attrazione principale doveva essere Gino Paoli, ma la vera sorpresa è stato il trio composto da Shai Maestro, venticinquenne pianista israeliano, Ziv Ravitz batterista pure israeliano e Jorge Roeder bassista peruviano.   

Questi tre ragazzi, newyorkesi di adozione, hanno fatto letteralmente le scarpe ai cinque vecchiotti italiani, che accaldati al limite dell’infarto, male assortiti e accordati, gigioni più del necessario si sono limitati ad una esibizione senza infamia e senza lode. 

Dei mestieranti che tiravano a finire la serata e farsi una doccia quanto prima possibile.

Mentre da una parte Shai Maestro Trio ha eseguito tutte musiche originali, dove originale ha il doppio significato di essere scritto direttamente da Shai e di affrontare sonorità nuove e particolari, che attingono perfino a melodie sefardite, dall’altra abbiamo Gino Paoli che va sul sicuro e canticchia i suoi successi, permettendosi addirittura di fumare tra una strofa e l’altra passeggiando sul fondo del palco e costringendo i musicisti ad aspettarlo.

Musicisti che a loro volta abbandonavano lo strumento e sparivano nelle retrovie a bere e a tergersi il sudore con ampi asciugamani bianchi.
Sembravano un gruppo di amici che si erano trovati a suonare per i cazzi loro e ridacchiavano e se la raccontavano intanto che uno faceva l’assolo.

Il trio newyorkese invece è stato capace di trasmettere la passione e l’entusiasmo che mettono nel suonare e Shai non la finiva più di ringraziare il pubblico per l’attenzione, di lodare la splendida location, di spiegare il loro percorso e quello che ogni pezzo significava.

Chiaramente due israeliani ed un peruviano non hanno avuto problemi a sopportare l’afa veronese e la loro giovane età li rende frizzanti senza sforzo, ma mi aspettavo veramente di più da Gino Paoli.

Se ogni passione fatalmente si trasforma in abitudine, l’abitudine non deve diventare sciatteria.
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mercoledì 27 giugno 2012

Venezia, la classica gita


Ieri sono stata a Venezia con mia figlia. Una gita organizzata a tavolino, posti prenotati in treno e biglietti per la mostra di Klimt in tasca.

Venezia da Verona dista solo un’ora ed ogni volta mi ripeto che dovrei andarci più spesso…

E ogni volta, già all’uscita dalla stazione, mi sorprende per quanto è bella e diversa dalle altre città.
L’aria era particolarmente tersa dopo il temporale della sera prima e un bel venticello rendeva sopportabile il caldo.

Abbiamo cercato di camminare sempre sul lato ombreggiato delle calli, percorrendo sottoporteghi e stretti passaggi meno battuti dalla massa dei turisti che come sempre la affollavano.

Durante la giornata abbiamo passato tutte le fasi del visitatore tipico: la prima è sempre quella dell’innamoramento incondizionato e dell’invidia per chi ci può abitare. 

Ragionamenti su quale lavoro scegliere che ti permetta di vivere in una città senz’auto. 
Abbiamo optato per “scrittore” o “artista di qualche tipo”, ma anche per traduttore o programmatore informatico, qualcuno insomma che possa stare in casa e non avere orari fissi.

Poi, mano a mano che si proseguiva tra ponticelli, scalette, campi e “salizade” ecco le prime obiezioni: “per fare la spesa ci vuole un carrettino da trascinare su e giù per i ponti..”, “pensa se hai un bambino sul passeggino…o  peggio se sei invalido”, “quando c’è l’acqua alta è ancora più difficile…”.
La ricerca di una panchina è simile a una perversa caccia al tesoro, dove le uniche rarissime che si trovano sono sempre al sole.
Quando ormai barcollante stramazzi su un gradino appaiono simpatici Guardian Angel che ti cacciano come un appestato perché è proibito sedersi per terra.

Un caffè e una pastina ti costano come minimo il doppio che dalle altre parti, come pure la tariffa del vaporetto.
Ma sei a Venezia e fa parte del “biglietto” che devi pagare per visitare questo enorme set cinematografico fatto di mattoni e non di cartapesta.  
Sì, perché ogni angolo sarebbe da fotografare, da riprendere con la telecamera, da immortalare con un quadro.

Molte vetrine hanno attirato la nostra attenzione: i classici oggetti di vetro, dai più pacchiani ai capolavori costosissimi. 
Maschere di tutti i tipi, monili di metallo, stoffe damascate. Molti sandali e borse colorati e particolari, stranamente a prezzi abbordabili.

La mostra a Palazzo Correr non ha deluso le aspettative: Klimt, Hoffmann ed altri artisti della secessione viennese ci hanno colpito al cuore ancora una volta.
Ho rivisto con grande emozione le due Giuditte e ammirato per la prima volta Gli Amanti, il Fregio di Beethoven ed il famoso Girasole.

Anche le opere degli altri artisti erano eccezionali, compresi alcuni gioielli e progetti di tappeti che ho trovato di una bellezza intramontabile.

Poi il pomeriggio è trascorso trascinandosi da un palazzo all’altro sempre in cerca di ombra e di un posto per sedersi.

Mia figlia ha acquistato delle maschere bianche da dipingere e ornare a suo gusto ed io dei pendenti di vetro che poi ho scoperto importati dalla Cina.
Vabbè, in fondo è stato Marco Polo a insegnargli tutto….
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domenica 24 giugno 2012

La foto della domenica - 24/06/2012

Fa caldo, caldo, caldo.
A casa mia ci si difende così:


e così:


e anche la blogger si è industriata con ben 2 miniventilatori:


Con queste foto partecipo a "La foto della domenica" di Bim Bum Beta.
Buon vento!!!





sabato 23 giugno 2012

Nido o prigione?

Leggendo un bel post di Laura di Vivere a piedi nudi, mi sono ritrovata a pensare al significato più profondo che attribuiamo alla nostra casa e come questo influisce pesantemente in tutte le scelte che facciamo nella vita.

Mi è chiaro che per essere veramente liberi, senza zavorre e preoccupazioni, l’ideale sarebbe vivere in albergo o in camere ammobiliate, avere una casella postale e una carta di credito così da poter cambiare spesso, portandosi appresso solo una valigia con lo stretto indispensabile.

Riuscire a non legarsi a nulla di materiale. Guardare solo al lato pratico. 

Si potrebbe allora decidere di partire in qualsiasi momento. 
Si potrebbe cambiare residenza senza alcun problema burocratico, senza dover disdire utenze e cambiare documenti, senza strascichi di caparre da recuperare e imballi da smaltire.

Una vita nomade. C’è chi lo fa. C’è chi ci riesce.

Chi non deve preoccuparsi per il mutuo e le piante da annaffiare in vacanza. 
Chi non è prigioniero delle proprie collezioni, dei propri libri, dei propri mille vestiti e scarpe.

Quante volte di fronte ad una proposta improvvisa di cambio di lavoro o di trasferimento per amore, dopo il primo “Sì” entusiastico ci siamo bloccati e abbiamo iniziato ad enumerare tutti i disagi che questo comporterebbe?   

Doversi spostare. 
Dover iniziare l’iter di tutti i cambi, dal medico di base al dentista, dalla parrucchiera all’idraulico di fiducia. Ricostruirsi il nido da un’altra parte…

Io adoro la mia casa. Anzi ho adorato tutte le mie case. 
Ho fatto sei traslochi nella mia vita e ogni volta è stata dura.

In realtà io sono così legata al nido che mi costruisco che soffro anche quando lascio stanze di albergo nelle quali ho soggiornato più di tre giorni o case affittate per le vacanze.

Riesco a ricrearmi uno spazio personale in poco tempo e così sistemo alcuni oggetti che “fanno casa” e che contribuiscono fatalmente a rendermi penoso il distacco.

Freddamente ipotizzo scelte di vita diverse che mi avrebbero portato a girovagare libera per il mondo, ma invece sono malata di casalinghitudine senza speranza.

Perfino dopo una gita meravigliosa, ad un certo punto, non vedo l’ora di tornarmene a casa.
Tra le mie quattro mura, circondata da tutti gli oggetti accumulati negli anni, ognuno con la sua storia, i mobili, i quadri, i tappeti….polvere di casa mia!
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giovedì 21 giugno 2012

Tre cartoline dalla mia Italia

Ecco un'altra bella iniziativa di Viaggi e Baci che il 10 luglio prossimo pubblicherà le foto più significative dell'Italia vista da noi blogger.

Come per I colori dei miei viaggi scegliere solo 3 foto tra tutti i luoghi del cuore e tra le centinaia di scatti è veramente difficile ma se una selezione va fatta, eccovi la mia.

Si tratta ancora una volta di foto scattate da mio marito con Polaroid d'epoca, da lui restaurate, usando spesso carta scaduta.
Non sono belle in modo convenzionale, ma secondo me hanno il loro fascino.



Queste sono Le Regole di Malosco, in Val di Non. E' il posto dove trascorriamo sempre una settimana di vacanza sia d'estate che d'inverno.

La suddivisione del territorio in "Regole" è antichissima e si fonda sul concetto del patrimonio fondiario libero ed indiviso cui avevano diritto i componenti originari della stessa comunità.
Questo ha fatto sì che il paesaggio sia incontaminato e le case si limitino a piccole baite sparse in una grande area verde tra boschi e prati.

La famiglia proprietaria dell'albergo dove andiamo si tramanda la tradizione di ospitalità da tre generazioni e tutti i componenti lavorano in azienda. Sorelle, cugini e zii, chi in cucina chi nel ristorante, alla reception e al bar.  Hanno in comune l'amore per la propria terra e la passione per il proprio lavoro che li porta ad essere quasi sempre soddisfatti e quasi mai annoiati.
Decisamente da invidiare.


Questo è Riomaggiore, uno dei paesi delle Cinque Terre in Liguria.

Qui nella primavera dello scorso anno abbiamo affittato un monolocale.
E' stata una vacanza magnifica ma faticosa per tutte le scale e le salite che impongono questi paesini abbarbicati sulle pendici dei monti a strapiombo sul mare.

E' un posto dove la natura ed il duro lavoro dell'uomo hanno dato vita ad un paesaggio stupendo, fatto di terrazzamenti pieni di vigneti, di case multicolore, di ripide stradine e porticcioli pieni di barche di pescatori.

Non ci sono stonature, tutto si armonizza perfettamente e gli abitanti sono abituati a rimboccarsi le maniche di fronte alle difficoltà, come nel caso dell'alluvione dello scorso ottobre.

L'ultima foto è stata scattata a pochi chilometri da casa nostra.
E' una delle tante risorgive che sgorgano tra Povegliano e Castel d'Azzano (VR).
Le nostre escursioni in bicicletta hanno spesso per meta alcuni di questi fontanili.
Le rive sono state recentemente ripulite dalle erbacce ed è stata rimossa la ghiaia accumulatasi sulle teste delle risorgive per aumentare la portata dell'acqua.
Sono piene di pesci enormi e di tartarughine. Ci sono papere e cigni e volano uccellini azzurri mai visti da altre parti.
C'è fresco e silenzio.
Un posto semi-sconosciuto a portata di mano quando si vuole fare un giro poco faticoso ma piacevole.

E come si conviene le cartoline vanno firmate con un grande  "Saluti e baci"!
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lunedì 18 giugno 2012

Voglia di supereroi

Mi capita sempre più spesso di appassionarmi a film o serie televisive che hanno per protagonisti esseri con caratteristiche soprannaturali.

Ieri stavo guardando una puntata di Alphas, che racconta di un gruppo di persone, ognuna con una caratteristica neurologica anormale,  che fanno parte di un distaccamento di agenti speciali al servizio di CIA, FBI e Pentagono.

C’è chi ha la superforza, chi ha tutti i sensi potenziati, chi manipola le menti, chi legge tutti i dati nell’etere.

Io sono stanca. Stanca di essere normale.  Non sono immortale. Non mi teletrasporto. Non sono telepata. Non ho la scienza infusa.  

Vorrei vivere in un mondo dove ci sono gli X-Men o gli elfi.   
Oppure i vampiri buoni e i licantropi scodinzolanti.  Maghi e stregoni. Qualche folletto e molte fate.

Allora sarebbe forse più accettabile essere una semplice umana. 
Potrei farmi amico qualcuno di questi esseri con i super poteri e trarne qualche giovamento.
Si potrebbero risolvere tanti problemi.  Spostare macerie in un attimo. Creare la pioggia quando serve. Trovare le persone scomparse. 

Sarà per questi motivi che tutte queste storie hanno successo. 
Che il fantasy e la fantascienza vanno per la maggiore. 

C’è voglia di trovare qualcuno che ci risolva tutti i problemi con un colpo di bacchetta magica o con qualche utilissima tecnologia aliena.
Aggrapparsi alla speranza che arrivi Superman ad aiutarci o almeno Gandalf con un po’ di erba-pipa a farci rilassare…

Invece non solo siamo banalmente normali, con gli anni anche le nostre poche abilità si deteriorano. 

L’altro ieri sono andata dall’oculista e devo passare alle lenti da 2.5 per poter leggere. 
Non la mente ma semplicemente il giornale… .  Evviva.
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domenica 17 giugno 2012

La foto della domenica - 17/06/2012

Oggi vi porto a Borghetto, in provincia di Verona a pochi chilometri dal Lago di Garda.


Si tratta di un piccolo agglomerato di case e mulini, sorto in epoca Longobarda lungo il guado del Mincio.

Il luogo è molto romantico.  Il rumore dell'acqua accompagna la passeggiata lungo le stradine pittoresche. 
Il ponte-diga Visconteo domina il paesaggio assieme alle dolci colline che circondano il borgo.















Fra due giorni si svolgerà la Festa del Nodo d'Amore, dove verranno allestite due tavolate lunghe 600 metri per 3000 commensali proprio sopra il ponte.

Più di 40 ristoranti della zona cucineranno i mitici tortellini al burro e salvia, qui chiamati "nodo d'amore" perché ricorderebbe il nodo di un fazzoletto di seta intrecciato da due amanti prima di gettarsi nel Mincio.

Con queste foto partecipo a "La foto della Domenica" di Bim Bum Beta

venerdì 15 giugno 2012

Le canzoni dell'estate

Oggi alla radio ho continuato a sentir parlare delle canzoni che ci ricordano le nostre estati passate.
Così ho fatto mente locale e ho iniziato a pensare ai vari tormentoni delle mie tante, ahimè, estati.

La prima cosa che mi viene in mente è un’orrenda esperienza in colonia a Cesenatico.   
Quell’anno mio padre aveva preso le ferie da metà agosto a metà settembre così, con le più buone intenzioni, in luglio mi ha spedito alla casa-vacanza della Cassa di Risparmio per farmi “prendere lo iodio”...convertito da me subito in “odio”.

Nei miei indelebili ricordi di bambina di 8 anni, figlia unica e mai stata lontano dai genitori, sì è trattato di un’esperienza simile al CAR dei militari.
Enormi camerate, orari fissi, cibi tremendi, marce, divisa con cappellino sempre in testa, scherzi pesanti, ordini assurdi.

L’unico momento passabile era quello del sole in spiaggia: 15 minuti sulla pancia e quindici sulla schiena, scanditi dalle canzoni che uscivano gracchiando dall’altoparlante.
La più ricorrente era: L’amore è blu, cantata da un biondo belloccio di nome Maurizio Arcieri, che in seguito si è riciclato assieme alla volgarissima moglie in un duo punk chiamato Krisma.  Terribile.

Facendo un salto di molti anni arrivo alla mia prima avventura estiva, sulla spiaggia di Sibari, con un bellissimo ragazzo di Aversa dagli occhi verde mare.   
Io ero molto timida e imbranata, lui un po’ meno. 
Eravamo rimasti d’accordo di rivederci dopo 20 anni lo stesso giorno: il 6 di agosto.   
Io quel giorno, a 37 anni, mi sono limitata a ripensare con tenerezza a quell’estate di tanti anni prima quando Umberto Tozzi urlava Ti amo.

La mia mitica estate a Londra è stata scandita dalle canzoni dei Police e da “Col nastro rosa” di Lucio Battisti.

Due anni dopo ogni serata in discoteca prevedeva Da Da Da versione Mundial ’82.  
 “Son tutti figli di Bearzot” si cantava sudando sulle piste da ballo…

Poi ci sono stati il Gruppo Italiano con Tropicana, i Righeira con Vamos a la Playa, Raf con Self Control.
Hanno ucciso l’Uomo Ragno e la Macarena. 

Mi ricordo di aver cantato mille volte “Tre parole” (sole, cuore, amore) con mia figlia piccolina.

Quello che so è che ogni canzone che diventa tormentone per quanto bella alla fine si finisce per detestarla.   
Devono trascorrere alcuni anni per disintossicarsi e dopo, magicamente, riascoltandola sembra ancora migliore e provoca sospiri e rimpianti.

Per esempio perfino “Siamo una squadra fortissimi”, ascoltata oggi, dopo la performance della nazionale di calcio ieri sera, sembra meravigliosa.  

Potere del tempo che passa…o di calciatori migliori?
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martedì 12 giugno 2012

Compleanni pericolosi

Ho letto ieri il solito gustoso articolo pseudoscientifico che ci racconta le ultime allarmanti scoperte da parte di un gruppo di ricercatori universitari svizzeri: “E’ più facile morire nel giorno del compleanno” (corriere.it/salute).

Per fortuna che il mio compleanno era sabato scorso e così ho superato indenne il periodo di rischio!

Infatti anche i giorni precedenti sono pericolosi, in quanto si inizia a deprimersi, si fanno bilanci spesso negativi, l’ansia sale e il morale scende. 

Ci aggiungiamo un pranzo o una cena piena di grassi e i vari brindisi per l’occasione e il cerchio si chiude in modo inesorabile: o si fa un infarto o ci si suicida.

Ecco io, come ho raccontato anche lo scorso anno (L'importanza delle date), non è che sia particolarmente felice di festeggiare gli anni che passano, però cerco di non deprimermi più del dovuto.
Le alternative in fondo non sono molte: o si invecchia o si muore giovani. 

Così cerco di fare un’accurata manutenzione del corpo e della mente, evito più che posso le incombenze sgradite, faccio progetti per il futuro, guardo figlia e figliastri con speranza e orgoglio e soprattutto mi tengo ben stretto mio marito, perché noi due facciamo squadra e insieme possiamo superare ogni ostacolo.

A ben pensare mi ricordo di una circostanza in cui chi compiva gli anni se ne è andato lo stesso giorno: Anthony Hopkins in “Vi presento Joe Black” dove Brad Pitt era la morte che veniva a conoscere la sua prossima vittima e trascorreva con lui e la sua famiglia gli ultimi giorni prima della sua grandiosa festa di compleanno durante la quale sparivano insieme. 

E’ chiaro che se anch’io dovessi ricevere la visita di Brad Pitt in smoking che mi chiede di seguirlo verso la luce,  potrei farci un pensierino…
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domenica 10 giugno 2012

La foto della domenica - 10/06/2012

Grazie ad un altro bel suggerimento di Desi di Creattivando abbiamo fatto una scappata a Vicenza per il Mercato dell'antiquariato Deballage.

Più di 200 banchi lungo due strade alberate del Campo Marzio, che vendevano un po' di tutto come potete vedere da queste foto: mobili, oggettistica, vestiti, cappelli, radio e macchine fotografiche.
Antiche scatole di latta
Un divertente porta rocchetti, spilli e ditale
Piccoli manichini porta gioie



Cassettiera piena di bottoni




















Con questi scatti partecipo alla Foto della Domenica di Bim Bum Beta



venerdì 8 giugno 2012

Ricordi di vacanze lontane


Domani finisce la scuola.  E inizia il periodo peggiore per me “madre”.   
Avere una figlia che ciondola per casa, tra il computer e la televisione, rintanata in camera a leggere o sul divano a guardare film orientali sottotitolati solo in inglese.
Odia lo sport, odia il sole, odia il caldo. L’estate quindi è “il nemico” per lei.

Il pensiero corre a questo punto alle mie estati di tanti anni fa.   

Il lunedì successivo alla fine della scuola si partiva con la roulotte per mete lontane.   

Mio padre  riusciva ad avere 4 settimane filate di ferie e, quando ho compiuto 12 anni, è andato in pensione: quindi si stava in giro per quasi 3 mesi.

Il viaggio veniva organizzato scrupolosamente.
Con carte geografiche e guide turistiche. 

Carta e penna alla mano si facevano i conti delle varie tappe (mio padre non voleva mai guidare per più di 450 chilometri al giorno), si studiavano gli itinerari di base, i luoghi da visitare, quanti giorni per ognuno. 
Si andava in banca per ordinare i traveler’s cheques, si andava a far la spesa di scatolame, latte in polvere e condensato, pasta, riso, e tutto quello che poteva essere stipato nei pozzetti della roulotte.

A seconda della meta: scorta di amuchina e di enterogermina.  Vaccinazioni contro tifo, colera e febbre gialla.
Roba seria.

E si partiva. Di solito nel primo pomeriggio ci si fermava in un campeggio. 
Io ero addetta a tirar giù le “pedivelle” della roulotte e con l’aiuto della bolla a sistemarla perfettamente. 
C’era da attaccarsi alla corrente, da riempire il serbatoio d’acqua, magari attaccare la tenda parasole sul davanti. 
Tutta una serie di operazioni collaudate dove ognuno di noi faceva la sua parte.

Io avevo un quaderno dove tenevo il conto del chilometraggio e dei rifornimenti. 
Mia madre aveva le guide turistiche e ci spiegava la storia dei monumenti, delle chiese, delle guerre ecc. e mio padre studiava i percorsi stradali e documentava la vacanza con centinaia di diapositive.

A volte, durante i trasferimenti più lunghi, ci fermavamo a dormire nel piazzale di qualche distributore o al limite davanti la stazione di polizia.   
Spesso la gente si fermava a chiederci se avevamo bisogno di qualcosa o ci portavano il te, le verdure, i dolci. 
Volevano che visitassimo le loro case e i bambini toccavano i nostri vestiti ridendo. 
 
Lungo il fiume Eufrate
Una volta, in un villaggio sperduto della Turchia, abbiamo regalato tutte le mollette per il bucato perché erano a forma di coccodrillo e un bambino che non ha nulla può giocare anche con quelle.
Mi portavo via una scorta di Topolino da leggere ma quasi mai li riportavo a casa. 
C’era sempre qualcuno che li vedeva e allungava la manina. 

Al confine con la Siria, mentre stavamo sbrigando le eterne pratiche doganali, dei bambini hanno visto che avevamo un filone di pane appena comprato appoggiato nel sedile posteriore.  
Il loro sguardo implorante me lo ricordo ancora.

C’erano estati in cui si era deciso di visitare il Nord Europa.  
Ad un certo punto capitava che dall’Olanda, oppure dalla Germania, dopo giorni e giorni di pioggia, mio padre girasse la roulotte e si dirigesse verso le coste della Yugoslavia o della Grecia. 

Questo capitava quando non avevamo più un vestito pulito e un paio di scarpe asciutto.  
Le mie zie dicevano che andavamo in giro “come i sengali” (gli zingari) e forse non avevano tutti i torti!

Però è stato bello. 
Ho visitato posti e conosciuto persone in epoche in cui viaggiare era privilegio di pochi. 
Non c’era il terrorismo, non c’era paura dell’estraneo, di chi è di un’altra fede.   L’unico furto che abbiamo subito è stato di un ombrello in Bulgaria…

Quando si incrociava un’altra auto con roulotte ci si facevano i fari. 
Trovare un italiano nello stesso campeggio era un tale avvenimento che si diventava amici per forza e ci si scriveva per anni…

Adesso è cambiato tutto. Il mondo è cambiato. 
Non posso offrire questo genere di estati a mia figlia. Non ci sono più i presupposti per farlo.

Sono triste per lei che viaggia dal divano e non ha mai succhiato di nascosto il latte condensato dal tubetto.
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mercoledì 6 giugno 2012

Un fiore nel cemento


Queste sono le foto dello scivolo del mio garage.

Una salita in cemento, vecchia di 40 anni, piena di crepe, dove le mie ruote salgono e scendono tutti i giorni.

Stamattina l’occhio mi è cascato, credevo, sull’ennesima erbaccia che irrompe tra le fessure. 
Invece è una violetta.

Ecco io non sono una con il pollice verdissimo. Ma mi do da fare. 
Ho i miei libri di giardinaggio e sono abbastanza diligente con fertilizzanti e antiparassitari. 
Però spesso, nonostante tutte le cure del caso, i miei risultati sono deludenti.

Qui, senza aver fatto nulla, senza annaffiamento automatico, con Tabù che spesso e volentieri “segna” il territorio del cancello, qui spontaneamente è nata una bella piantina…

E spontaneamente nascono i seguenti pensieri:
  • la natura è sempre stupefacente e fortissima
  • questo è un segnale divino che devo interpretare in qualche modo
  • questo è il segnale che bisogna sistemare una volta per tutte lo scivolo
  • questo è un pezzo della canzone di Jovanotti “Serenata rap” (…sei un fiore nato sull’asfalto, sul cemento…) che io amo molto
  • d’ora in poi devo stare attenta a non calpestarla con le ruote della macchina
  • adesso che l’ho vista morirà senz’altro….

Lo so, è un post assurdo, ma ero così meravigliata che non potevo non parlarne.
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domenica 3 giugno 2012

La foto della domenica - 03/06/2012

Oggi grigliata.
Protagonista indiscusso il mio personale genio del barbecue a cui tempo fa ho anche dedicato un post (I geni del barbecue).


Con questo "tributo" partecipo alla "Foto della domenica" di Bim Bum Beta.

Adesso mi butto sul divano a digerire sonnecchiando, oppure a sonnecchiare digerendo...


sabato 2 giugno 2012

Pecunia non olet


E’ con un gran senso di fastidio che mi è capitato di vedere il promo di una trasmissione prossimamente in onda su Cielo: The Apprentice.
Questo ennesimo Talent Show dovrebbe essere una sfida tra giovani rampanti per avere successo nel campo del business, del marketing e della comunicazione.

Il vincitore avrà la possibilità di iniziare la propria carriera in una delle aziende del “Boss”.

La nota dolente è che il Boss è flavio briatore (non a caso scritto in minuscolo). 

Un individuo che definire repellente sotto tutti i punti di vista è riduttivo.
Una persona rozza ed ignorante, un arricchito che ha basato tutta la sua vita sullo stare in precario equilibrio tra la legalità e l’illegalità. 

Più volte indagato per i suoi loschi affari e le sue amicizie con gruppi di malavitosi vicini a delinquenti come Nitto Santapaola e Francis Turatello. Sfuggito al carcere perché rifugiatosi alle Isole Vergini e tornato ripulito grazie ad un'amnistia.
Poi miracolosamente risorto per l’amicizia con Luciano Benetton (sicuramente in debito con lui dai tempi delle bische milanesi).

E’ un uomo che per me rappresenta tutto quello che di schifoso c’è in questa nostra società dell’apparire: l’ostentazione, la frequentazione delle persone “giuste”, lo spregio alla miseria, la creazione di luoghi simbolo della decadenza come il Billionaire e il Twiga. 

Posti dove persone squallide ma con i soldi vanno a passare il tempo spiati ed invidiati da altrettante persone squallide ma senza soldi, che vivono di riflesso questa gloria effimera.

Mi repelle anche fisicamente, molliccio, con queste eterne ciabatte ricamate ai piedi.

Ha trovato la sua giusta compagna in quella sgallettata della Gregoraci, perché chi si somiglia si piglia.
Si sono anche riprodotti chiamando l’incolpevole figlio Nathan Falco. La battuta migliore che ho letto: “da due così non poteva certo nascere un “Aquila”!

Ma bisogna rassegnarsi. Queste sono le persone vincenti. Questi sono i sistemi per farsi invidiare. Questa è la regola per primeggiare.

Noi poveretti che abbiamo studiato diligentemente, che abbiamo fatto i nostri bravi concorsi, che abbiamo il mutuo e paghiamo le tasse.  Noi che voliamo low cost e compriamo ai saldi. 
Noi siamo degli sfigati.

Una cosa è certa: non guarderò nemmeno un minuto di questo programma.
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