lunedì 25 novembre 2013

Il video della settimana - 48/2013 e un altro ricordo di famiglia...

Seguendo il filone inaugurato la scorsa settimana, parto da una data: 25 novembre 1925.
Nasceva allora mio zio Umberto, che oggi compie ben 88 anni.

Questo vecchietto arzillo, che somiglia sempre di più a Mister Magoo, è uno dei due fratelli di mio padre e mi sta molto simpatico.

Vecchia come lui è la musica che condivido: Tea for two, tratta dall'operetta No no Nanette di Vincent Youmans.
Io sono una vera appassionata di musical, operette e film musicali.
Adoro i film di Ginger Rogers e Fred Astaire, Gene Kelly, come pure quelli più recenti, fino ad arrivare, senza nessuna vergogna, a sapere tutte le canzoni di High School Musical.

Se si balla e si canta io son contenta. La trama è solo un optional, un po' come nei film porno...tanto per fare un esempio, eh?!

L'aspirante omicida con mia nonna Elisa
Tornando allo zio c'è da dire che è sempre stato un "discolaccio", e per dimostrarvelo racconterò solo un aneddoto, ma molto significativo del suo carattere.

Aveva sei anni ed aveva appena iniziato la prima elementare, di grande malavoglia.
Continuava a dire che odiava la maestra.
Che la scuola non gli piaceva.
Che non voleva fare i compiti.
Una mattina mia nonna lo ha scoperto mentre metteva un grosso coltello da cucina nella cartella.

"Ma cosa stai facendo?"
"Oggi la uccido, la uccido!"
"Ma chi?"
"La maestra!"

Tranquilli, non l'ha fatto.  Ma penso sia stato tenuto d'occhio per un bel pezzo.




domenica 24 novembre 2013

Festival dell'Handmade - La foto della domenica - 24/11/2013


Questo week end si è tenuta a Verona la terza edizione del Festival dell'handmade - i nuovi creativi presso l'Arsenale.

E' una bellissima manifestazione che non manco mai di visitare.

Trovo confortante vedere quanta creatività, manualità, fantasia e amore ci sia in tutti i manufatti esposti.


Dalla bigiotteria ai complementi d'arredo, dall'abbigliamento ai giocattoli, si possono trovare moltissimi oggetti originali con prezzi per tutte le tasche.




Il valore aggiunto è stato quello di incontrare di persona due bravissime blogger che seguo da tempo e di vedere dal vivo le loro stupende creazioni: Simona di "Il Pampano" ed Anna di "Tulimami".



Spero proprio che tutti gli espositori abbiano il successo che meritano.
Quanto a me...  tornerò sicuramente alla prossima edizione!


La foto della domenica è un'iniziativa di Bim Bum Beta


sabato 23 novembre 2013

Ridatemi il vecchio Iperfamila!




Leggevo ieri su Donna Moderna un articoletto intitolato "Il bello delle abitudini”.

Sembra che da una ricerca di tale Duke University ripetere nel corso della giornata determinate azioni, percorrere le solite strade, insomma avere una determinata routine porti innumerevoli vantaggi: la mente si affatica di meno, la vita si semplifica e calano le ansie.

A me piacerebbe poter affermare il contrario e darvi da intendere che la vita è bella quando non sai mai cosa ti aspetta, quando cambi luoghi e orari, quando l’imprevisto e la sorpresa sono dietro l’angolo.

Son belle frasi, fanno gggiovane on the road.
Quindi non fanno più per me.

A giugno è iniziato il calvario.

Io vado quasi sempre a fare la spesa all’Iperfamila.
 
Ho la mia brava tessera. 
Raccolgo i punti, usufruisco di sconti notevoli, trovo tutto: dall’ago all’elefante.

Come dice la parola è Iper: lungo e largo centinaia di metri, io lo conoscevo come le mie tasche e spingevo il carrello spedita, seguendo la mia logica di acquisto, sistemando le cose in modo che alla cassa tutto fosse già diviso tra fresco, dispensa, ripostiglio, varie ed eventuali.

Potevo trovare ad occhi chiusi ogni cosa e avevo ottimizzato tutti i tempi.

Qualche genio della logistica ha pensato bene di stravolgere tutto.

Hanno iniziato smontando e sostituendo tutte le casse.
Si arrivava e il sottofondo era quello dei martelli pneumatici e dei trapani.
Contemporaneamente dipingevano e creavano nuovi controsoffitti.

E avevano iniziato a spostare la roba.   
Interi corridoi chiusi col cellophane, altri svuotati di brutto.

E da lì in poi ogni cosa è stata cambiata, tutti i reparti scapovolti, il mitico banco gastronomia e quello del pesce, la panetteria e gli ortaggi.

I mesi passavano e le file di scaffali venivano ruotate o scambiate senza più alcuna regola, tipo che a sinistra c’erano i saponi intimi e a destra i sottaceti.

Io che mi ero abituata a fare la lista pensando già all’ordine in cui avrei trovato la merce, ho iniziato a vagolare a zig zag per delle mezz’ore intere, cercando i cereali, lo zucchero o il latte e trovandoli nei posti più impensati, vicino le scope, tra gli accessori per le auto o il giardinaggio.

Cosa più irritante: il cartello “Ci scusiamo per il disagio, stiamo lavorando per voi!”

Adesso forse si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel: hanno sistemato tutto il settore natalizio all’ingresso e riunificato le varie zone.

In alto finalmente grandi cartelli indicano cosa c’è negli scaffali e forse finiremo di scontrarci tra clienti, mentre cerchiamo all’orizzonte un segnale che ci indichi dove cazzo sono finite le lampadine.

Non ci incontreremo più nei corridoi brontolando solidali, scambiandoci le scarne informazioni per venire finalmente a capo della lista.

Ma è comunque dura: c’è da imparare la posizione di ogni cosa, ci sono da riattivare tutti gli automatismi di prima, è tutto nuovo.

Fortuna che ho sempre il Lexotan in borsa….
.
.

giovedì 21 novembre 2013

Lasciare il segno

Leggevo un post molto divertente ma per niente superficiale del mitico Queen Father, dove raccontava di come il figlio di quattro anni, in un disegno della loro famiglia, lo abbia rappresentato in un angolino, piccolo come una specie di paramecio.

Da quello che scrive nei suoi post si intuisce che il Queen Father è un padre meraviglioso, sempre presente e attento, di quelli che investono molto nella crescita del proprio figlio e che insomma si danno veramente da fare.

Quindi un po' di legittima delusione a non vedersi al centro del disegno, grande e grosso e magari con una corona in testa, si può capire.

E infatti io questa delusione la capisco benissimo.

Io sono una di quelle mamme ormai in via di estinzione, che ha rinunciato al proprio impiego per seguire sua figlia e la famiglia in generale.
Una scelta anche obbligata visto il lavoro di mio marito, sempre fuori durante la settimana, la mancanza di nonni che aiutino e i continui trasferimenti.

Fattostà che mi sono impegnata molto.
Già quando era nella pancia le facevo ascoltare la musica "giusta".
Appena nata la caricavo sul marsupio e poi nello zainetto e camminavo per la campagna ed i boschi dicendole il nome di tutte le piante e di tutti i fiori (una mia passione), le mostravo i libri illustrati spiegandole ogni cosa e si guardava sempre la televisione insieme per poter rispondere ad ogni domanda.

Lei mi chiedeva ed io ero sempre disponibile e pronta a chiarirle ogni dubbio.
In pratica mi sono fatta o rifatta una cultura anch'io.
Ogni argomento è stato approfondito e tutte le risposte sono state date.

Poi qualche tempo fa, riordinando il mio comodino, ho trovato dei vecchi disegni e anche dei biglietti per la festa della mamma e ho scoperto per cosa sarò ricordata:

"Cara mamma,
ti voglio tanto bene. Questi fiori ricordano te che per me sei la mamma più bella del mondo.
Mi piace stare con te perchè mi insegni a giocare a scala 40."

Son soddisfazioni.






lunedì 18 novembre 2013

Il video della settimana - 47/2013 ... e una festa lontana lontana

Il 18 novembre del 1978 c'era una grande festa nel signorile palazzetto di una mia prozia.

Era la sorella di mia nonna materna e all'inizio degli anni trenta aveva conosciuto, non so bene come, il figlio dell'ambasciatore argentino in Francia sposato con una donna della provincia di Verona (che pare fosse stata una loro cameriera molto intraprendente...).

I pettegolezzi della mia famiglia narrano che fosse un ragazzo indolente e donnaiolo, ma che sapesse suonare molto bene il pianoforte.

Dunque questa mia prozia l'aveva sposato per procura (perchè? Forse era incinta? Boh!), dato che lui era dovuto tornare con i genitori in Argentina, e l'aveva raggiunto a Buenos Aires in battello, facendo un lungo viaggio da sola.

Non chiedetemi i particolari perchè si perdono nella notte dei tempi, fattostà che con l'avvento di Peron tutti i nobili latifondisti furono privati delle loro terre e finì che dovettero scapparsene via.

L'ambasciatore era a Parigi, dove infatti è sepolto al Pere Lachaise, ma la moglie e il figlio con la sposina se ne tornarono qui a Verona, dove avevano saggiamente investito parte del loro patrimonio.

Quindi per noi, ramo povero della famiglia, era sempre un avvenimento andare nel villone della prozia per qualche pranzo o cena.

Erano i classici nobili decaduti, pieni di mobili e suppellettili preziose, ma con gli stucchi e i pavimenti bisognosi di manutenzione, spifferi tremendi dalle finestre e tappeti tarlati.

Il prozio non era stato bravo a gestire le proprietà, limitandosi a venderle pezzo per pezzo e la prozia la ricordo solo fumare da un lungo bocchino e rispondere sempre in differita, dato che era sorda.

La casa era sporca, di uno sporco antico, polverosa e scricchiolante, le apparecchiature splendide, con piatti di porcellana e argenterie monumentali a fare da centrotavola.

Ma arriviamo al quel 18 novembre quando la prozia (ormai vedova) aveva praticamente imprestato la casa a mia zia che ci aveva organizzato una gran cena con ballo invitando anche coppie di amici con i figli.

Tutto questo per dirvi che io quella sera mi ero invaghita, mai ricambiata, di un ragazzone alto con i capelli rossi, con il quale ho ballato le canzoni di Grease che imperversavano in quell'anno.

Mi ricordo che ansiosa avevo chiesto alle mie cugine come mi trovavano, se avessi qualche speranza di far colpo su questa specie di modello capitato al nostro tavolo e loro in coro (sono gemelle) avevano annuito entusiasticamente dicendo: "Hai delle ciglia lunghissime..."

E io mi ero pure rincuorata e fiduciosa lo guardavo sbattendole tipo una che ha un bruscolino nell'occhio.
Non ho mai capito niente di seduzione!
.
.
.

sabato 16 novembre 2013

Esercizi mnemonici



Bozeglav, chi era costui? 

Reduce da una serata di reunion con vecchi colleghi, sto ancora rimuginando.

Queste occasioni sono  un grande pungolo per rimettere in circolo vecchi ricordi, uno stimolo che andrebbe consigliato contro l’invecchiamento delle cellule cerebrali, come la Settimana Enigmistica.


Dunque ci siamo ritrovati in una ventina.   
Ai tempi eravamo più di cento, ma il risultato è stato comunque notevole visto lo scarso preavviso.  

Così, dopo i primi momenti tra l’imbarazzato e il formale, cercando di collegare il nostro aspetto attuale con quello fissato indelebilmente nella memoria a vent’anni fa, ecco che il ghiaccio si è rotto e sembrava quasi quasi una di quelle serate che trascorrevamo così spesso insieme, dopo il lavoro.

Io ero ancora la segretaria del direttore tecnico, i manager erano ancora loro e sembrava strano dargli del tu, i ragazzi avevano i capelli grigi o nemmeno quelli, ma erano loro lo stesso.

I miei ragazzi. 
Quelli che arrivavano in ufficio freschi freschi di stage da programmatore e mi chiedevano se era vero che avrebbero dovuto indossare un completo e la cravatta.

Quelli che quando gli consegnavamo i biglietti aerei dicevano che avevano paura di volare.
Gli stessi.

Così abbiamo iniziato a rievocare episodi divertenti, ma anche quelli negativi, dove però ogni cosa, siccome eravamo giovani, in fondo sembrava positiva e degna di qualche rimpianto.

Abbiamo un po’ sparlato degli assenti e fatto qualche pettegolezzo di troppo, ma ci sta.

E abbiamo iniziato a scrivere la lista dei nomi. 
Del tipo: formazione del ’90.  

Così è passata la serata, cercando di dare un nome a un soprannome o a una descrizione fisica.

Oppure si partiva con un aneddoto e bisognava collocarvi tutti i protagonisti.

Oppure uno diceva un nome e gli altri a chiedersi chi cazzo era.

Tutti li, con i nostri bravi occhialetti da presbite sul naso a sforzarci come ad un quiz preserale.

Bozeglav…adesso mi sono ricordata chi era: quello che scroccava sempre le sigarette!
Non ci avrei dormito stanotte.
.
.
.

martedì 12 novembre 2013

Perchè ogni lasciata è persa...



La mia, come ho avuto modo di raccontare più volte, è un’età maledetta.

Mi capita di desiderare così ardentemente di poter tornare indietro nel tempo e poter cambiare alcune scelte che spesso mi ritrovo a fare dei sogni in cui lo faccio veramente.

Come in quei film, mi vengono in mente "Peggy Sue si è sposata" o anche "30 anni in un secondo", dove le protagoniste o sono adulte e tornano alla loro adolescenza o viceversa da adolescenti desiderano essere adulte e ci riescono.
In questo modo riparano o prevengono errori ed omissioni fatti durante gli anni.

In questo gioco mentale si esce sempre perdenti, visto che non si è dentro ad un film e quello che è fatto è fatto… o non fatto.

Che poi non vorrei assolutamente cambiare la mia vita di adesso, ma solo quello che precede l'incontro con mio marito.

E ce ne sarebbe!  Diciamo dai 16 anni ai 32.

Io sono una che si è divertita poco, per esempio.  Ma veramente.

Sempre a casa, sempre a studiare, sempre con i miei genitori, silenziosa e ubbidiente.

Ma perché?  Nessuno mi ha dato una medaglia per questo.

Quanti ragazzi che non ho baciato!   
Quanti anni ad aspettare “quello giusto” per poi sbagliare clamorosamente.

Potevo fare come la mia migliore amica che mi diceva sempre: “se non provi, come fai a sapere che è quello giusto?”. 
Lei non l’ha ancora trovato ma si è divertita decisamente più di me.

Mai fatto “berna” (termine veronese per bigiare la scuola).  
Sapevo imitare benissimo la firma dei miei.
Potevo farmi un giro anch’io da qualche parte e saltare il compito di matematica. 
Probabilmente la mia media sarebbe addirittura migliorata.

Quanti scrupoli inutili.  

Anche a Londra. 
Ero lì da sola, libera e felice, padrona del mio tempo e dei miei soldi. 
Quella volta a Soho potevo farmi il tatuaggio sul polso che desideravo tanto!   
Invece l’ombra minacciosa di mia madre mi seguiva sempre e così ho ripiegato su due buchi in un lobo. 
Grande trasgressione!
Se non ti fai un tatuaggio a 20 anni quando devi fartelo? 
Adesso,  che sulla pelle floscia verrebbe tutto sfuocato?

Anche la ciocca di capelli blu. Lì potevo farmela. Avevo pure l’amico parrucchiere. 
Ma niente, troppa paura. 
Così ho permesso a mia figlia di tingere la frangia di  verde  in una specie di nemesi che capisco solo io.

E le feste che, colpita da sindrome di Cenerentola, decidevo di lasciare prima di mezzanotte?
Perché poi è tardi, mi sgridano, domani lavoro…

Bere? Fumare? Non pervenuti.

Ascoltare gli aneddoti di quelli che ti raccontano di quella volta mitica in cui si sono ubriacati o si sono svegliati in un posto senza sapere come c’erano arrivati.
Ecco, io non posso raccontare niente di tutto ciò.

E il concerto The Wall dei Pink Floyd a Earls Court? 
Ero lì e ci sono andati tutti mentre io ho pensato di rinunciare. Non mi ricordo nemmeno perché. Forse per risparmiare, che idiota!

Adesso mi concentro. 
Mi rannicchio in un angolino con le mani sulle tempie e ci provo.   
“Fammi tornare indietro” “Fammi tornare indietro” “ Ti prego, NON sarò brava…..”
.
.
.

lunedì 11 novembre 2013

Il video della settimana - 46/2013 - David Bowie

Selvaggio è il vento che soffia questa mattina.

Ed ecco il Duca Bianco, che avevo trascurato fino ad oggi.

Questa bella canzone - Wild is the wind - è una cover, già portata al successo da Nina Simone e da altri, ma David Bowie ne fa comunque una versione personale e struggente.

David Bowie è un personaggio fondamentale della scena artistica mondiale da ormai più di 40 anni.

Cantante e attore sopraffino.
Creatore di mode e look che hanno fatto storia.
Fama, soldi, tutte le trasgressioni di rito.

Una discografia piena di successi intramontabili.

In marzo è uscito un nuovo album, dopo anni di silenzio, intitolato The next day.

I suoi successi punteggiano la mia vita.
Per esempio: chi campeggiava sulla parete nella mia cameretta di Londra nel lontano 1980?



domenica 10 novembre 2013

Fiera cavalli - La foto della domenica - 10/11/2013






Da giovedì scorso fino a questa sera a Verona c’è la Fieracavalli.

Una manifestazione arrivata alla 115esima edizione, che prevede anche spettacoli, incontri, battesimi della sella e gare di tutti i tipi.

Quest’anno non sono andata a visitarla, ma negli anni  l’ho fatto più volte ed è sempre un bellissimo modo per conoscere questi animali magnifici.


Ne ho comunque avuto un bell’assaggio sabato mattina, quando durante la nostra consueta passeggiata in centro ci siamo imbattuti nella sfilata delle carrozze storiche, con tanto di fanfara della polizia a fare da apripista.



Gli organizzatori hanno inteso in questo modo festeggiare il bicentenario di Giuseppe Verdi, dove questa sfilata è stata solo uno dei vari spettacoli a tema.



Trenta equipaggi risalenti al 1800, condotti da personaggi in costume, si sono radunati in Piazza Brà.



Calessi e carrozze chiuse, birrocci e carretti, mi sono passati davanti facendomi fare un tuffo in un passato dove tutto andava più lento.

Chissà se era proprio una cosa così negativa…




La foto della domenica è un'iniziativa di  Bim Bum Beta.