martedì 1 luglio 2014

Approccio fotografico 2.0



Mi capita spesso, per esempio nei giorni scorsi, di dover cercare vecchie foto per illustrare qualche post.

Quando dico vecchie parlo proprio di anni e anni fa, diciamo dagli anni ’60 in poi.
E non le trovo.

All’inizio pensavo che fossero andate perse tra i vari traslochi e la svagatezza (eufemismo) di mia madre.

Invece sono quasi sicura che non siano mai state scattate.

Ho analizzato questo fenomeno: io ricordo gli eventi del passato ma ragiono con la mentalità di oggi.  Penso in logica “smartphone” o almeno in logica digitale.

Invece bisogna tornale all’epoca dell’analogico. 

Quando fare una foto non era una cosa banale. 
Quando ogni scatto richiedeva almeno un minimo di preparazione e, nel caso di mio padre, un massimo di preparazione.

Non si scattava “a cazzo”.

I rullini costavano. Lo sviluppo costava. I telai delle diapositive costavano.
Doveva valere veramente la pena di fare una foto.

Per mio padre anche la classica foto ricordo doveva mostrare il più possibile il luogo e solo in lontananza e defilate me e mia madre. Lui non compariva mai.

Così non esistono foto di ristoranti, di svaghi in campeggio, di negozi, di cibi. 
Solo una seria documentazione dei luoghi visitati. 
Qualche ritratto di personaggi tipici. Nessun doppione.

Io e mia madre nell'unica foto panoramica scattata a Barcellona...

Dove adesso faremmo centinaia di scatti, tipo a Versailles o a New York, ecco che posso racimolare una trentina di foto. Tutte molto belle ma…che miseria!

In fondo anch’io mi sono comportata così prima dell’avvento del digitale.
La nascita di mia figlia, il suo battesimo.  Le prime vacanze.  Le foto sono pochissime.

Per non parlare degli anni precedenti quando parlando di qualche avvenimento penso: “sì, dovrei avere una foto di quella volta”.

I rullini restavano nella macchina fotografica anche per dei mesi e quando li facevi sviluppare ti ritrovavi le foto di Natale assieme a quelle di Pasqua. Era normale.

Così mi rammarico per tutte le volte che non ho scattato una foto, che adesso trovo solo nella mia testa e non sulla carta.

Sono - siamo - passati da un estremo all’altro.  

Quanti scatti inutili ogni giorno.
Tutto merita davvero di essere fissato in una foto?
Tanto non costa nulla e allora vai.

Centinaia di file .jpg intasano le memorie dei nostri computer e non c’è più il piacere di sfogliare un album e ripensare al momento preciso in cui quella foto è stata scattata.

Fino ai trent’anni più o meno io ho raccolto tutte le mie foto in diversi album. 
Vi aggiungevo anche “pezze” di appoggio, tipo biglietti di ingresso, scontrini, ritagli di giornale e perfino qualche monetina o qualche tappo di bottiglia.

Ricordo che le mie cugine quando venivano a trovarmi dicevano sempre: “dai, guardiamo le foto!” e le commentavamo insieme con grande piacere.

Adesso invece siamo praticamente costretti a guardare le foto di tutti. 
Siamo catapultati da una spiaggia tropicale a un tratturo abruzzese, passando per la discoteca di grido e il parco giochi di periferia, senza un senso, senza averlo veramente voluto, tra mari in discesa e foto di gruppo in cui non conosciamo nessuno.

Un bombardamento di immagini, alcune anche molto belle in verità, che vengono fagocitate subito da altre in un continuo refresh che inghiotte tutto e lascia pochissimi ricordi.

È il solito discorso: indietro non si torna, né per recuperare foto mai scattate, né per cambiare questo presente trascorso più a fotografare che a vivere gli eventi oggetto dello scatto.

Io ho cercato di darmi una regolata, ma ci ricasco spesso e volentieri.   
E’ troppo facile, troppo comodo, troppo perfetto per questo mondo narciso, poter scattare in ogni momento una foto.

Solo un tipo di foto non ha fatto breccia in me: il selfie.  Almeno quello!
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4 commenti:

  1. Annalisa, più ti leggo e più "mi piaci" (oddio, ma qui non c'è il like da cliccare!). E sì che sono più vecchio di te.

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    1. Grazie! Un complimento fatto da te è prezioso. Quanto all'età...siamo lì, cosa vuoi che contino due o tre anni tra tante decine!

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  2. Bella riflessione... mi ricordo ancora quando andavo in gita con la scuola e avevo il rullino da 12. Richiede una certa abilità il saper dosare gli scatti ˆ_ˆ Scherzi a parte, sono d'accordo sul fatto che ora siamo all'estremismo puro.

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  3. Certo: rullino da 36 solo per le grandi occasioni...

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