martedì 26 agosto 2014

Una famiglia in mostra





Come accennato nel post precedente, vi racconto in modo più dettagliato il progetto artistico che ha impegnato per tutta l’estate mia figlia Silvia e, in parte, anche mio marito Massimo.

Si sa della passione per la fotografia istantanea di mio marito, con la sua collezione di macchine Polaroid dagli albori alle ultime prodotte, della quale ho spesso scritto sul blog.
E-bay e mercatini della zona vengono passati al setaccio in cerca del pezzo mancante. 
Vecchi rottami vengono riparati perfettamente e sono usati spesso e volentieri durante le nostre passeggiate e viaggetti vari.

Questo suo hobby ci ha portato a conoscere diversi altri appassionati e a frequentare fiere e mostre del settore. 
Alan Marcheselli è un Polaroider tra i più conosciuti e quotati e ha avuto la brillante idea di suggerire a mia figlia, della quale conosceva la passione per il disegno e per l'ornitologia, di provare a "contaminare" le istantanee di suo padre dipingendoci sopra: qualora il risultato fosse stato buono se ne poteva fare una mostra presso il suo negozio-atelier di Maranello.


Dettagli...

Così un giorno Silvia, guardando una foto scattata alla vasca dell’Arsenale di Verona, ha pensato di disegnarvi sopra alcuni fenicotteri.

Prima però ha eseguito un “lift off”, che altro non è che un procedimento che stacca la parte impressionata  dalla base cartacea.




Lo scollamento avviene immergendo in acqua la foto e poi con grande attenzione si trasporta la parte gelatinosa sulla base prescelta (nel caso di mia figlia, cartoncino per acquerelli).
Una volta che si è “ridistesa” la foto (magari lasciando alcune pieghe e qualche strappo ad hoc), si lascia asciugare e poi vi si può disegnare sopra.

Il risultato è stato così soddisfacente che tutti insieme abbiamo pensato ad una serie di opere nello stesso stile e cioè: angoli di Verona e uccelli esotici.

Dove sono appollaiati questi gufi?

Quindi siamo andati in spedizione per la città, con Silvia che indicava cosa fotografare dato che già immaginava il tipo di volatile e in quale posa l'avrebbe disegnato.

Una volta ottenuti diversi scatti “papabili” (cosa non così scontata con le foto Polaroid…) aggiunti ad alcuni che avevamo già, è iniziata la parte più lunga e faticosa, tutta a carico di Silvia.



Settimane china sul tavolino della sua camera, musica in sottofondo e libri naturalistici aperti tutto intorno. Sullo schermo del computer primi piani di casuari, are, colibrì, a seconda del momento.

L’occasione per esporre al Vintage Festival di Padova ce l’ha fornita proprio Alan Marcheselli, al quale è stato dato l’incarico di organizzare una mostra e alcuni workshop dedicati alla fotografia istantanea. 

Insomma saremo lì, al Circolo Culturale San Gaetano – ex Tribunale – di Padova il 12-13-14 settembre.

Silvia inoltre collaborerà con Alan al Workshop di domenica 14, dedicato alle manipolazioni delle istantanee.

Io vi aspetto, tanto mica sono artista: posso dedicarmi alle pubbliche relazioni e vivere di luce riflessa.



Tutte le informazioni sul Vintage Festival 2014 qui

lunedì 25 agosto 2014

Ricapitolando + il video della settimana - 35/2014 - Foo Fighters

Summer's end dei Foo Fighters mi sembra adatta.

(Non volete che vi parli veramente dei Foo Fighters, vero?!?! - insomma c'è Wikipedia...)

Oggi è uno di quei giorni che in qualche modo simboleggiano qualcosa: il rientro al lavoro per molte persone, tipo mio marito, che volenti o nolenti sono state costrette a consumare le ferie in agosto.

La fine di un'estate che, almeno qui al nord, non è mai veramente iniziata.
Tanta pioggia, tanti cieli coperti, perfino la nebbia.
Personalmente una delle peggiori che io ricordi, con problemi, seccature e preoccupazioni che si sono accavallate e nessuna possibilità di sfuggirvi andando da qualche parte.

Su tutti la demenza senile di mia madre che si è convinta che i ladri siano andati a casa sua rubandole  dei gioielli e tanto ci ha stressato che abbiamo dovuto farle cambiare la serratura. Peccato che i gioielli fossero spariti ormai da anni, nascosti chissà dove o regalati (chissà) senza che lei sapesse dare una spiegazione ...

Vogliamo parlare del menisco di mio marito? Ha cominciato a fargli più male del solito a giugno, e così niente biciclettate e soprattutto niente montagna. Ma tanti esami in giro per ospedali, tra radiografie e risonanze, fino alla notizia (almeno questa buona) che non deve operarsi ma ingerire molto acido jaluronico per rimpolpare le cartilagini assottigliate. Però intanto...

Così siamo stati a casa, sistemando la collezione di macchine fotografiche sia in modo reale (casse numerate) che in modo virtuale (super database), guardando film e leggendo molto.

Ma siamo stati in buona compagnia: nostra figlia è occupatissima a finire una serie di lavori artistici che dovrà esporre nientepopodimenoche a Padova in una manifestazione collaterale dedicata alla fotografia istantanea al Vintage Festival il prossimo 12-13-14 settembre (ve ne parlerò in modo più dettagliato a breve) e quindi era sempre curva sui suoi acquerelli, con noi ed il suo ragazzo (santo subito) a farle da supporter.

Eccezionalmente abbiamo avuto ospite per due settimane il primogenito di mio marito, proprio come quando era piccolo, perchè ha ritenuto che solo nella tranquillità di casa nostra avrebbe potuto finire di preparare la tesi per un master che ha frequentato negli ultimi mesi.

E' stato in qualche modo un tuffo nel passato, a quando i miei figliastri trascorrevano i fine settimana e le vacanze da noi, in un ciclo continuo di spesa/lavatrice/cosa si mangia/metti in ordine.
Solo che un uomo di trent'anni, che si allena pure per la Spartan Race, consuma una quantità di cibo impressionante ed mi sono trovata in più di un'occasione a guardare la dispensa ed il frigo vuoti con un senso di smarrimento.

Insomma quest'anno è andata così.

Ho viaggiato in tutto il mondo tramite le mie amiche travel blogger, dalle Svalbard alla Thailandia, dal Canada al Laos, passando per Francia, Bali, il Far West e le Isole Greche, invidiandole molto ma pensando anche che c'è chi sta peggio di me, senza famiglia o senza casa, chi vive in zone di guerra, chi non ha la salute.

Come ho scritto un giorno su FB per la serie "bicchiere mezzo pieno" quest'estate mi ha fatto anche limitare l'uso dell'acqua per l'annaffiamento del giardino e dell'energia elettrica per il condizionamento.

Se non fosse stato per il mangione del mio figliastro, avremmo pure risparmiato!








martedì 12 agosto 2014

All'ombra del nocciolo



Oggi ho finito di leggere questo romanzo. 
Il caso vuole che proprio il 12 agosto di 70 anni fa accadesse un fatto tremendo che è esattamente il fulcro della storia raccontata in questo libro: la strage nazista di S.Anna di Stazzema.

Massimiliano di Nicolantonio, l’autore, è una di quelle persone che ho conosciuto navigando in rete. 

Assieme alla moglie cura un blog molto divertente, I viaggi di Maya, che racconta le vicissitudini di due genitori con un paio di figli piccoli alquanto vivaci.

Fatto sta che commentando qualche suo post ed avendo alcune conoscenze virtuali in comune, è stato così gentile da chiedermi l’amicizia su Facebook.

Non ci scrive molto, ma quando lo fa è sempre interessante leggerlo. 


Mese dopo mese tra le varie notiziole sui figli, sul frutteto che ha impiantato o sui problemi in ufficio, apparivano anche segnali strani, accenni su qualcosa che stava scrivendo, su alcune ricerche che stava svolgendo.

Anche acquisti particolari, tipo una fonovaligia e alcuni vecchi dischi a 78 giri, che poi ho scoperto avere il loro posticino in tutta questa faccenda.

Il tutto ha portato alla bella notizia che aveva finito di scrivere un romanzo e che sarebbe stato pronto per la stampa nel giro di poco tempo.

Infatti dall’inizio di luglio “All’ombra del nocciolo” è disponibile in libreria ed anche in e-book.  

Una bella soddisfazione per lui ed un omaggio a suo nonno – protagonista della storia – veramente prezioso.

Prezioso per noi e per le generazioni future, perché certi avvenimenti non devono essere dimenticati e quando si ha l’opportunità come Max (mi permetto di usare il suo diminutivo vista l’inconsueta lunghezza del suo nome e cognome…) di sentirli raccontare dai diretti interessati è quasi un dovere trasmetterli e farli conoscere a tutti.

La storia inizia in Sardegna nel 1942, ma il nostro protagonista dovrà raggiungere gli zii a Forte dei Marmi e da lì alcuni mesi dopo l’armistizio, tutti saranno costretti a sfollare verso Sant’Anna di Stazzema per sfuggire ai nazisti.

Ma la furia nazista purtroppo si abbatterà sulla povera gente che si era rifugiata tra i monti impossibilitata ad eseguire l’ordine dei tedeschi di raggiungere Parma senza mezzi di trasporto e 560 tra donne, uomini e bambini saranno barbaramente uccisi.

Scopriamo così che questo eccidio non è stata una punizione per aver aiutato i partigiani, ma solo un atto terroristico per far capire cosa capitava a chi non eseguiva gli ordini delle SS.

Il romanzo comunque ha un respiro molto più ampio: racconta di fatti quotidiani, di persone, di come era vivere nella paura costante, nell’incertezza del futuro, sempre affamati, sradicati e vulnerabili.

Ci descrive fatti che per nostra fortuna non appartengono più all’Italia, ma che purtroppo appartengono a milioni di altre persone nel mondo dove guerra e fame la fanno ancora da padrone.

Max ha scritto molto bene, è stato accurato e sensibile, senza cadere nella facile retorica alla quale spesso siamo stati abituati quando di tratta di fascisti e partigiani.

Invidio Max, sia per la sua bravura di scrittore che per la possibilità che ha avuto di farsi raccontare questa storia direttamente dal nonno.

Mio padre era militare in Sardegna proprio nel 1942 e tutto quello che so è che pativa la fame e delle donne vestite di nero gli hanno regalato del formaggio di capra che lui descriveva come il più buono che avesse mai mangiato.

Della sua prigionia in Corsica, del suo arrivo a Salerno e della sua lenta risalita fino a Verona so pochissimo, alcuni accenni alla distruzione di  Montecassino e poi basta.

Non ne parlava volentieri e ora è troppo tardi per fare domande.

Ringrazio quindi Max per avermi fatto conoscere un po’ meglio l’ambiente e molte delle sensazioni che anche mio padre probabilmente ha vissuto e provato.
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